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Oggi parliamo di quelle trappole mentali che, più o meno silenziosamente, condizionano ogni nostra scelta di denaro: i bias cognitivi. Non è un argomento da salotto per filosofi. È un aspetto pratico, che tocca il portafoglio, i risparmi, gli investimenti e persino le discussioni con il consulente di turno.
Prima di iniziare, un piccolo preambolo in stile semi-serio: nella storia della finanza abbiamo visto nascere indicatori bizzarri. Alcuni hanno provato a prevedere l'andamento dell'S&P 500 osservando la produzione di burro in Bangladesh. Altri hanno studiato la lunghezza media delle gonne, con la celebre Hemline Index. C'è perfino chi ha trovato correlazioni statistiche tra il vincitore del Super Bowl e l'andamento dell'indice azionario. Tutto questo per ricordarci due cose fondamentali:
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La mente umana ama trovare pattern anche dove non ce ne sono.
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In finanza, prevedere il futuro con precisione è impossibile. Il caso gioca un ruolo enorme.
Con questa premessa, entriamo nel vivo: quali sono i bias più pericolosi quando si parla di soldi e come riconoscerli per non farsi fregare?
Perché i bias contano in finanza
La finanza è, per sua natura, una disciplina che tenta di anticipare scenari futuri. Analisti, gestori e trader passano ore a studiare dati e a costruire modelli. Eppure, nonostante le conoscenze e gli strumenti, i mercati continuano a sorprendere. Benjamin Graham chiamava il mercato "Mr. Market" per ricordare quanto sia imprevedibile. La verità scomoda è che, per quanto bravi siano i professionisti, gran parte dei risultati finali è influenzata dal caso.
Non sto dicendo che analisi, competenze e studio siano irrilevanti. Dico che, tra migliaia di gestori capaci, qualcuno ottiene risultati eccezionali. Ma ciò non prova che il merito sia tutto loro: la casualità, la fortuna e le circostanze favorenti intervengono. E quando a questo aggiungiamo i nostri bias cognitivi, il cocktail diventa esplosivo.
Il paradosso del nuotatore: sopravvissuti e causa-effetto
Un esempio che uso spesso è il paradosso del nuotatore. Tutti avete presente il fisico dei campioni olimpici, tipo Michael Phelps: zero grasso, spalle larghe, dorsali enormi. Se non conosceste la storia, potreste pensare che il nuoto crei quel tipo di fisico. La realtà è diversa: solo le persone geneticamente predisposte a quel corpo arrivano a livelli agonistici. Quindi ciò che vediamo non è il risultato del nuoto in generale, ma il risultato di una selezione. Confondiamo correlazione con causalità. Questo è il bias del sopravvissuto nella sua forma più nitida.
Quando guardiamo i fondi che hanno "vinto" nel passato e pensiamo che continueranno a farlo, stiamo spesso cadendo nella stessa trappola. Vedere solo i sopravvissuti e ignorare tutti gli altri (quelli che non ce l'hanno fatta, che sono falliti o che non hanno pubblicizzato i loro flop) porta a conclusioni distorte.
Regressione verso la media
Altro concetto strettamente legato: la regressione verso la media. Se un fondo o un trader ottiene performance straordinarie in un periodo, è probabile che in futuro tornerà verso risultati più medi. Questo non implica che non ci siano abilità coinvolte. Significa soltanto che quando osserviamo centinaia o migliaia di operatori, alcuni saranno outlier per pura probabilità. Nel lungo termine molti di questi outlier regrediranno.
I 10 bias da conoscere (e i modi per smascherarli)
Per rendere le cose pratiche e utili, vi elenco nove bias comuni e aggiungo il bias del sopravvissuto come decimo. Per ciascuno vi spiego cosa significa, qualche esempio concreto e come provare a limitarne l'effetto nelle vostre scelte finanziarie.
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Bias di conferma, ovvero la tendenza a cercare o dare più peso alle informazioni che confermano le nostre convinzioni preesistenti. Ignoriamo, minimizziamo o razionalizziamo quelle che le contraddicono. Esempio pratico: siete convinti che i fondi attivi battono gli ETF. Cercate solo articoli e casi che supportano questa tesi e mettete in secondo piano i report che mostrano la sottoperformance media dei fondi attivi rispetto ai benchmark. Come contrastarlo: cercate volontariamente fonti che confutano la vostra idea. Fate una lista di argomenti contrari e provate a demolirli. Se non ci riuscite, siete forse vittima del bias di conferma.
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Bias di ancoraggio, ovvero quando ci fissiamo su un primo dato incontrato e poi giudichiamo tutto il resto rispetto a quell'ancora, anche se è irrilevante. Esempio: in negoziazione, il primo numero detto stabilisce le aspettative. Nell'analisi tecnica, ci ancoriamo a supporti e resistenze di breve periodo senza considerare i fondamentali. Come contrastarlo: prima di giudicare, chiedetevi quale sia l'ancora che state inconsciamente usando. Provate a ricalcolare valutazioni partendo da zero, senza il primo numero che avete sentito.
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Bias di overconfidence, ovvero la nostra tendenza a sovrastimare le capacità e l'accuratezza delle nostre stesse previsioni. Esempio: trader con un track record positivo che aumentano progressivamente la leva fino a trovarsi spazzati via da un evento improbabile. Nassim Taleb racconta storie di questo tipo in Fooled by Randomness. Come contrastarlo: misurate tutto. Tenete un diario delle decisioni con motivazioni e risultati. Se le vostre previsioni non superano un test oggettivo, ridimensionate la fiducia e le posizioni.
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Bias di disponibilità, ovvero quando giudichiamo la probabilità di un evento in base a quanto è facile ricordarlo o quanto è recente nella nostra mente. Esempio storico: dopo l'11 settembre, la vendita di polizze antiterrorismo aumentò perché l'evento era vivido nella memoria collettiva. Nel contesto attuale, se sentite solo parlare di intelligenza artificiale, potreste sovrastimare automaticamente la sua rilevanza come tema di investimento. Come contrastarlo: ampliate la finestra temporale e le fonti. Quando qualcosa vi sembra ovvio perché è presente nelle notizie, fermatevi e chiedetevi quanto sia realmente probabile sul vostro orizzonte di investimento.
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Bias dell'avversione alle perdite, ovvero quando preferiamo evitare una perdita piuttosto che ottenere un guadagno equivalente. La sofferenza per una perdita è psicologicamente maggiore della gioia per un guadagno di pari entità. Esempio tipico: panic selling durante una crisi. Nel marzo 2020 molti videro crollare il portafoglio del 30% in pochi giorni: reazione impulsiva vendere tutto. Spesso sarebbe stato più razionale mantenere o addirittura comprare. Come contrastarlo: stabilite regole a priori. Piani di investimento automatici, soglie di stop loss ragionate e periodi di riflessione obbligatori prima di vendere in perdita.
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Bias del gregge, ovvero la tendenza a seguire la massa anche quando il proprio giudizio indipendente suggerisce diversamente. Esempio: bolle speculative, dal tulip mania ai più moderni momenti di mania su asset tecnologici o crypto. È umano pensare che "se tutti comprano, non può andar male". Come contrastarlo: chiedetevi perché volete entrare in un trend. È perché avete capito i fondamentali o perché avete paura di perdervi qualcosa? Preferite strategie basate su processi piuttosto che emozioni collettive.
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Effetto dote (Endowment Effect), ovvero quando tendiamo a dare più valore a ciò che possediamo rispetto al mercato esterno. Ci costa rinunciare a qualcosa che abbiamo anche se il valore di mercato è diverso. Esempio: vendere una casa. Chiunque viva per anni in un immobile tende a valutarlo di più, includendo dentro il prezzo il valore delle ristrutturazioni, dei ricordi e delle aspettative future. Come contrastarlo: per decisioni importanti, chiedete valutazioni indipendenti. Cercate comparables e confrontate il vostro giudizio con dati oggettivi.
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Effetto framing, ovvero quando il modo in cui un'informazione è presentata influenza la decisione. Due identiche realtà possono sembrare diverse a seconda del contesto. Esempio: un investimento descritto come "90 percento di successo" sarà più attraente di uno descritto come "10 percento di fallimento", anche se identici dal punto di vista probabilistico. Come contrastarlo: riformulate il problema in più modi. Se una proposta vi sembra allettante, chiedete: quale sarebbe la versione negativa del messaggio? Se la risposta cambia radicalmente, attenzione al framing.
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Bias di prossimità (recency), ovvero quando diamo eccessivo peso agli eventi recenti rispetto ai trend lunghi. La novità domina la percezione del rischio e delle opportunità. Esempio: dopo un periodo di forte rialzo di un settore, si tende a pensare che tale andamento continuerà all'infinito; oppure dopo un crash, si crede che mercati non si riprenderanno mai più. Come contrastarlo: valutate i dati su orizzonti temporali estesi. Non basate le decisioni su una singola trimestrale o su notizie degli ultimi giorni.
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Bias del sopravvissuto, ovvero quando vediamo solo chi è "sopravvissuto" e ignoriamo chi ha fallito o è stato eliminato dal processo di selezione. Esempio: leggere storie di investitori che hanno fatto milioni e pensarla sia la norma. Le storie di chi ha perso tutto non sono così esposte e così la nostra percezione si distorce. Come contrastarlo: ricerca attiva delle storie negative. Quando vi viene proposto un caso di successo, chiedete anche quanti casi simili non hanno funzionato.
Esperimenti e aneddoti che aiutano a capire
Qualche esperimento vi rimarrà impresso. Daniel Kahneman, in vari studi, ha mostrato quanto l'ancoraggio sia potente: chiedeva alle persone le ultime due cifre del codice fiscale e poi le invitava a stimare il numero di stati africani membri dell'ONU. Chi aveva una cifra alta tendeva a sovrastimare; chi aveva una cifra bassa tendeva a sottostimare. L'ancora, per quanto irrilevante, spostava le stime.
Un altro esperimento famoso riguarda il mercato delle polizze antiterrorismo dopo l'11 settembre: la disponibilità dell'immagine e dell'evento rese la gente molto più propensa a comprare coperture specifiche rispetto a polizze generiche.
Dal lato degli investitori, esempi come Febbraio-Marzo 2020 (crollo dovuto ai primi lockdown) mostrano come il bias dell'avversione alle perdite e il panico collettivo possano portare a vendite traumatiche. Chi ha avuto un piano e la disciplina mentale per mantenere il sangue freddo ha potuto comprare a prezzi molto più bassi.
Libri utili per approfondire
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The Art of Thinking Clearly di Rolf Dobelli. Una collezione di aneddoti e bias da leggere per diventare più consapevoli.
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The Halo Effect di Phil Rosenzweig. Spiega come la reputazione e il giudizio sugli altri influenzano la nostra percezione delle loro performance.
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Fooled by Randomness di Nassim Taleb. Sottolinea quanto il caso può influenzare i risultati finanziari.
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Never Split the Difference di Chris Voss. Un corso pratico su come usare (e riconoscere) l'ancoraggio e la negoziazione.
Consigli pratici per decisioni finanziarie più lucide
I Bias cognitivi non spariscono per decreto. Ma possiamo costruire barriere che li attenuino. Ecco un elenco di strumenti pratici che ho messo in atto e che consiglio:
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Definite regole scritte. Regole di asset allocation, piano di accumulo, soglie di rischio. Quando le emozioni salgono, seguite il piano scritto.
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Pre-commitment. Automatiche trasferenze mensili verso investimenti programmati riducono la tentazione di agire impulsivamente.
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Cooling-off period. Prima di vendere in perdita, imporsi una pausa di almeno due settimane per rivedere i numeri con calma.
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Red-team. Per investimenti importanti, chiedete a qualcuno di giocare l'avversario: trovate argomenti contrari al vostro investimento e valutateli con serietà.
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Misurate tutte le decisioni. Tenete un diario: perché avete acquistato o venduto, quale era la strategia, quali erano gli indicatori. Valutate risultati e errori.
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Cercate disconfirmazioni. Fate lo sforzo intenzionale di trovare dati che contraddicono la vostra tesi. Se non li trovate, aumentate la prudenza.
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Usate strumenti passivi quando ha senso. Se non siete professionisti con un edge dimostrabile, molti studi mostrano che soluzioni passive a basso costo funzionano benissimo per la maggior parte delle persone.
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Siate consapevoli delle emozioni. Riconoscere paura, avidità e ansia è il primo passo per dominarle.
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Affidatevi a professionisti trasparenti. Se usate consulenza, chiedete report chiari, fee trasparenti e scenari di rischio ben spiegati.
Checklist rapida prima di una decisione finanziaria importante
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Qual è l'ancora che sto inconsciamente usando?
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Ho cercato fonti che confutino la mia idea?
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Quanto è recente l'informazione su cui mi baso?
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Sto dando troppo peso al prezzo d'acquisto o al valore sentimentale?
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Ho stabilito regole e le sto seguendo, o agisco impulsivamente?
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Ho un piano di uscita chiaro e testato per scenari avversi?
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Qual è la probabilità reale che questo evento favorevole si ripeta?
Qualcuno potrebbe leggere tutto questo e pensare: "Ah, quindi gli ETF sono sempre la soluzione e i gestori attivi sono inutili." Non è così semplice. Ci sono gestori e investitori che ottengono risultati superiori, ma sono la minoranza. L'importante è comprendere le probabilità e il ruolo della casualità. Non siate dogmatici: applicate il pensiero critico a ciò che leggete e ascoltate. Anche a quello che vi consiglio qui.
Riassumendo
I bias cognitivi sono il sale della nostra mente. Ci aiutano a prendere decisioni veloci nella vita di tutti i giorni ma diventano pericolosi quando gestiscono soldi e portafogli. Riconoscerli è il primo passo per limitarne l'effetto. Vi ho lasciato una lista pratica di bias, esempi facili da ricordare, libri per approfondire e strumenti concreti per agire in modo più lucido.
In finanza, la migliore arma non è la previsione perfetta. È la consapevolezza dei propri limiti e l'adozione di processi che riducano il peso delle emozioni e del caso incontrollabile. Fate le vostre scelte con cura, scrivetele, misuratele e correggetele con umiltà. Le decisioni migliori sono quelle a prova di bias.
"Non credete a tutto quello che pensate. Chiedetevi sempre: questa idea resiste allo sforzo di trovarle controevidenze?"
Alla prossima, e ricordate: non esistono scorciatoie sicure per battere la casualità, ma esistono ottimi modi per non lasciarsi guidare dai bias nella gestione dei propri risparmi.
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