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Prevedere il futuro sui Mercati Finanziari: Il Bias del sopravvissuto e la Regressione verso la media

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In questo articolo ti porto dentro due concetti che, se capiti e applicati, miglioreranno radicalmente il tuo modo di prendere decisioni finanziarie (e non solo). Partiamo da una verità scomoda: prevedere il futuro è quasi sempre impossibile. Eppure continuiamo a provarci, incastrati in una serie di errori cognitivi che ci spingono a leggere pattern dove non ci sono e a sovrastimare la propria capacità di "indovinare" i mercati.

Ci concentreremo anche sul bias del sopravvissuto (survivorship bias) e la regressione verso la media (regression toward the mean), con esempi pratici, qualche aneddoto storico e una serie di checklist concrete per evitare decisioni che a posteriori si riveleranno delle belle cazzate. No, non ti dò i tre ETF da comprare domani — perché se sapessi quale sarà il migliore li avrei già comprati io e tu saresti qui con me alle Maldive — ma ti do l’unica cosa che funziona davvero: strumenti mentali per non farti fregare dal caso.

Perché continuiamo a voler prevedere il futuro, anche se non si può

Vendere a maggio e andare in vacanza ("Sell in May and go away") suona figo e rassicurante: vuoi mettere avere una regola da seguire? Purtroppo, come molte "leggi" di borsa, è una mezza cazzata. Funziona in certi periodi storici, in altri no. Il fatto che qualcosa sia accaduto più volte in passato non è motivo valido per credere che si ripeterà in futuro. Perché? Perché la finanza non è scienza sperimentale nel senso di Karl Popper: non produce teorie facilmente falsificabili e ripetibili in modo oggettivo. La stessa informazione (per esempio un aumento dei tassi della Fed) può essere interpretata in modi opposti e portare a risultati opposti — e non esiste un test definitivo che dica quale interpretazione è "vera".

Il mondo in cui viviamo è VUCA: Volatility, Uncertainty, Complexity, Ambiguity. In contesti VUCA gli strumenti mentali della scienza pura spesso non bastano o non sono applicabili. Eppure la maggior parte degli attori nei mercati — gestori, trader, consulenti, influencer — fanno esattamente quello: provano a prevedere. È un'abitudine umana. Abbiamo bisogno di ridurre l'ansia dell'incertezza e trovare storie che ci facciano sentire in controllo. È naturale. Pericoloso, però, quando ci porta a farci male con i soldi.

Due strumenti mentali che devi conoscere

Per non prendere decisioni stupide servono strumenti concettuali. Qui ne vediamo due fondamentali e strettamente collegati: il bias del sopravvissuto e la regressione verso la media. Sono roba che Daniel Kahneman, Nassim Nicholas Taleb e Richard Thaler hanno spiegato, ognuno con la sua enfasi, e che dovresti tenere a mente ogni volta che senti una storia di successo che suona troppo bella per essere vera.

Bias del sopravvissuto: cosa è e perché è letale per gli investimenti

Il bias del sopravvissuto è la tendenza a trarre conclusioni basandosi soltanto sugli "sopravvissuti" di un processo, ignorando quelli che non ce l'hanno fatta. Quando guardi solo i successi e ignorare gli insuccessi, la tua percezione è distorta. Apparentemente trovi regole e caratteristiche comuni tra i vincenti e deduci che ripetere quelle caratteristiche ti porterà al successo. Sbagliato.

Un classico: Abraham Wald, matematico, durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli Stati Uniti analizzavano i punti più colpiti sugli aerei che tornavano dalle missioni per rafforzarli. La risposta ovvia fu: rinforziamo le ali (dove c'erano più buchi). Wald capì che dove gli aerei non avevano fori erano proprio le parti che, quando colpite, impedivano di tornare alla base. In altre parole, il campione osservato (gli aerei che ritornavano) era distorto: mancavano quelli abbattuti. Se sei analista e osservi solo i sopravvissuti, prendi decisioni sbagliate.

Lo stesso succede in finanza: guardi i gestori che hanno battuto il benchmark negli ultimi anni e dici "li scelgo perché sono bravi". Ti stai fregando. In un universo di centinaia o migliaia di fondi, alcuni supereranno l'indice per pura casualità. Non è che i loro gestori siano super-umani. È statistica: distribuzioni con varianza porteranno sempre alcuni a fare meglio e altri peggio. Questo fenomeno è esattamente quello che crea la narrativa del "gestore bravo". Solo che, spesso, il bravo ha anche avuto un po' di culo.

Un altro esempio attuale: le piattaforme che offrono il "copia trader". Vedi un tizio che ha fatto +257% in tre anni e pensi: copio tutto. Funziona così raramente come pensi. Quel trader potrebbe aver combinato competenza, rischio elevato e una buona dose di fortuna. Copiandolo parti dal presupposto che la performance passata sia predittiva: sei vittima del bias del sopravvissuto. I top performer futuri non sono necessariamente quelli che oggi hanno la track record migliore — potrebbero essere sotto il radar, o addirittura in perdita. Le teste migliori non sono identificabili semplicemente guardando i "sopravvissuti".

Da qui nascono illusioni pericolose: scegliere solo tra i fondi migliori del passato, comprare azioni dopo che hanno già fatto boom, investire in startup emulate da pochi successi noti. La verità è che il mercato è uno zero-sum game (o quasi, al netto dei costi): la somma algebrica dei guadagni e delle perdite degli operatori non può sovrastare indefinitamente la performance del mercato nel suo complesso. Per ogni vincitore parmi essere una molteplicità di perdenti; la probabilità che la maggioranza batta il mercato è per definizione bassa.

Pratica semplice contro il bias del sopravvissuto:

  • Non scegliere fondi o trader solo perché hanno un track record eccellente. Chiediti: quanti fondi simili erano presenti e quanti di questi sono spariti o si sono ridimensionati?

  • Cerca il tasso di sopravvivenza del campione. Quanti dei fondi iniziali sono ancora lì dopo 5-10 anni?

  • Valuta strategie che non dipendono dall'individuare il "migliore" ma che puntano sulla diversificazione: gli ETF a basso costo e l'investimento sistematico hanno senso perché non cercano di prevedere chi vincerà.

Regressione verso la media: la legge implacabile delle medie

La regressione verso la media è il principio statistico per cui eventi estremi tendono, nelle osservazioni successive, a riportarsi vicino alla media. È potentissima e onnipresente. Se non la consideri, ogni risultato eccezionale ti sembrerà indicativo di una tendenza permanente quando invece molto spesso è effetto di rumore.

Esempi pratici:

  • Genitori estremamente alti tendono ad avere figli alti, ma non così estremamente più alti: la media genetica e l'effetto della statistica riportano i valori verso il centro.

  • Un giocatore di golf che gioca una prima giornata fenomenale probabilmente giocherà ancora bene, ma con alta probabilità non ripeterà lo stesso picco perché parte del risultato era dovuto a variazione casuale.

  • Un fondo che batte l'S&P 500 per 10 anni consecutivi ha più probabilità di vedere la sua performance scendere nei 10 anni successivi: la regressione verso la media fa sì che le performance tendano a riallinearsi alla media della categoria.

La versione "intuitiva" di questo principio arriva dal modello osservato = abilità vera + rumore. Quando misuri un risultato estremo, è probabile che una parte di quel risultato sia dovuta al rumore. Alla prossima misurazione, il rumore tende ad annullarsi o a cambiare segno, quindi il valore misurato si avvicina all'abilità vera (la media). In parole semplici: l'eccellenza apparente spesso contiene un elemento di fortuna che non è ripetibile.

Applicazioni pratiche e regole di prudenza:

  • Quando valuti performance passate, calcola la probabilità che parte del risultato sia dovuto a rumore. Se la performance supera la media di molto, aspetta di capire quanto è stabile e ripetibile.

  • Non sovra-allocare in base a rendimenti straordinari passati. Il rendimento eccellente di un asset è spesso seguito da una normalizzazione.

  • Per i gestori attivi, chiediti: quante volte e per quanto tempo hanno battuto il benchmark? Una singola o poche vittorie non bastano per individuare abilità persistente.

Cosa significano questi concetti per il tuo investimento pratico

Ok, abbiamo capito due cose fondamentali: a) non guardare solo i sovravvissuti, b) gli estremi tendono a normalizzarsi. E ora? Come ci mettiamo i soldi sopra senza farci fregare?

Prima regola: orizzonte lungo. Più il periodo è lungo, meno rilevante diventa la componente rumorosa delle performance. L'investimento a lungo termine, su strumenti a bassa commissione e ben diversificati, sfrutta la varianza a tuo vantaggio e non ti costringe a rincorrere i top performer di turno.

Seconda regola: diversificazione ampia ed esposizione al mercato. Gli ETF che replicano indici ampi (S&P 500, MSCI World, ecc.) ti danno accesso a migliaia di aziende e riducono il rischio che la fortuna di pochi determini la tua performance complessiva.

Terza regola: evita concentrazioni eccessive. Azioni singole, prodotti a leva, trading ad alta frequenza — tutto questo richiede previsioni e tempismo. A meno che tu non sia un investitore professionista con una comprensione profonda e una voglia di rischio consapevole, stai lontano.

Quarta regola: usa il pensiero lento (sistema 2) per correggere le scorciatoie intuitive (sistema 1). Quando vedi una strategia o un fondo che ha performato bene, fermati e chiediti: sto cadendo vittima del bias del sopravvissuto? La regressione verso la media potrebbe ridimensionare queste performance? Qual è il piano se è così?

Un esercizio pratico che propongo spesso: fai una scommessa senza alcuna scusa. Metti 10.000€ in un ETF sull'S&P 500 e metti altri 10.000€ a disposizione per il trading. Torniamo dopo 10 anni e vediamo chi ha avuto ragione. Se il trader batte l'ETF, allora rendiamoci merito. Ma finché non passano 10 anni, le performance del trader significano poco. E ti assicuro che statisticamente la probabilità che il trader batta l'ETF è bassa. Questo non è snobismo: è semplicemente usare la statistica come cuscinetto psicologico.

Checklist pratica da avere sempre in testa

  1. Quando vedi performance passate impressionanti: fai subito il doppio controllo (bias del sopravvissuto + regressione verso la media).

  2. Chiediti qual è il tasso di sopravvivenza del campione iniziale (quanti sono rimasti dopo 5-10 anni?).

  3. Valuta se i risultati possono essere spiegati da rischio aggiuntivo (leva, esposizione concentrata, derivati).

  4. Non confondere correlazione con causalità: storie di successo raramente spiegano il perché in modo oggettivo.

  5. Usa l'allocazione sistematica e il ribilanciamento automatico per sfruttare la regressione verso la media a tuo vantaggio.

  6. Ricordati: alcuni casi eccezionali sono davvero frutto di abilità — ma identificarli a priori è quasi impossibile.

Il lato umano: i bias non vanno via perché lo sai teoricamente

Un punto importante: sapere che esistono questi bias non significa esserne immuni. Il nostro cervello ha due modalità: il sistema 1 (pensiero veloce, intuitivo) e il sistema 2 (pensiero lento, analitico). Il sistema 1 è pigro e ama trovare storie semplici e schemi. Anche quando il sistema 2 smaschera un bias, il sistema 1 è sempre lì e, senza pratica e disciplina, ti riporterà alle stesse decisioni impulsive.

La buona notizia è che la consapevolezza e qualche regola pratica possono ridurre gli errori. Ecco cosa funziona:

  • Regole scritte per le tue decisioni finanziarie (es.: non più del X% in azioni individuali; ribilanciamento annuale).

  • Fai una pausa prima di prendere decisioni d'impulso legate ai mercati. Lascia che il sistema 2 lavori.

  • Usa dati di base (base rates) non storie isolate per costruire aspettative.

  • Confronta performance su orizzonti lunghi: 5, 10 anni, non trimestri o mensilità.

Perché non è un invito al fatalismo: il ruolo della competenza

Attenzione: non sto dicendo che competenza e preparazione non servano. Tutto il contrario. In molti ambiti, essere preparati e saper fare la cosa giusta è fondamentale. Ma c'è una differenza tra competenza e presunzione di previsione perfetta. Anche il miglior gestore del mondo è soggetto alla variabilità e alle fluttuazioni del mercato. La vera abilità sta nell'assetto di lungo periodo: costruire processi robusti, limitare il rischio di rovina, sfruttare la diversificazione e non inseguire miracoli dal passato.

Warren Buffett è un caso a parte: il suo "value investing" non è trading; è investimento concentrato ma basato su anni e decenni di studio, su un'idea semplice ripetuta nel tempo e su una tolleranza al rischio che pochi hanno. Non è replicabile da tutti e non è lo stesso che comprarsi un fondo attivo perché ha fatto bene negli ultimi tre anni.

Bonus promesso (e sì, è una presa in giro educativa)

Alla fine del podcast ho promesso i tre codici ISIN dei "migliori ETF per la seconda metà del 2023". E la risposta è identica: non te li do. Perché? Perché non esiste una lista magica valida per tutti e soprattutto perché non sarebbe coerente con la lezione: se sapessi con certezza quali ETF andranno meglio, non sarei qui a spiegarti perché non si può prevedere il futuro. Il punto non è quale ETF comprare domani, ma come strutturare il tuo approccio agli investimenti in modo che non dipenda dalla fortuna di qualcuno che ha performato bene ieri.

Quello che posso fare, invece, è darti una lista di criteri per selezionare ETF in modo razionale:

  • Costi di gestione bassi (TER ridotto).

  • Elevata liquidità e dimensione dell'ETF (evita prodotti troppo piccoli).

  • Replica fisica e trasparenza del benchmark.

  • Distribuzione geografica e settoriale coerente con la tua strategia di rischio.

  • Allineamento con la tua orizzonte temporale e obiettivi di rendimento/rischio.

Se vuoi una ricetta pronta: un ETF sul mercato globale (MSCI World o FTSE All-World) + un ETF sul mercato domestico/Europa, bilanciati in base al tuo profilo di rischio, con ribilanciamento annuale. Non è sexy, ma funziona.

Conclusione: cosa stamparti a caratteri cubitali nel cervello

Tre takeaway rapidi da portare via:

  1. Il bias del sopravvissuto ti farà sempre credere che i vincitori del passato siano la prova che devi copiarli. Non è così: spesso è solo casualità.

  2. La regressione verso la media è una legge statistica che riduce il valore predittivo degli eventi estremi. Se qualcosa è andato benissimo, ci sono buone probabilità che il futuro lo riporti verso la media.

  3. La soluzione pratica non è cercare il vincente perfetto: è diversificare, ridurre costi, investire con orizzonte lungo e usare processi che limitino l'impatto di bias e rumore.

Se hai letto fino a qui, complimenti: hai fatto lo sforzo più importante, che è mettere un freno all'istinto di rincorrere performance passate. Un ultimo consiglio pratico: la prossima volta che qualcuno ti propone di "copiare il trader che ha fatto +200% in tre anni" o ti mostra un fondo che ha battuto l'indice, chiedigli subito: quanti altri fondi c'erano e quanti di questi sono spariti? E poi se te lo dice ancora, sfidalo con la scommessa dei 10 anni: 10.000€ nell'ETF dell'S&P 500 contro 10.000€ nel suo trading. Tra dieci anni vediamo chi aveva ragione.

Grazie per aver investito il tuo tempo a leggere — e se vuoi continuare il dialogo, iscriviti alla Newsletter e lascia una recensione: mi aiuti a creare contenuti che ti salvano da errori costosi. Alla prossima puntata: altri bias da conoscere (ce ne sono almeno altri 4 o 5 che ti fanno deragliare, e li vedremo uno a uno). E ricorda: pianificazione, risparmio, strategia di investimento, lungo termine, pazienza e costanza. Stop.

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