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Questo articolo ha uno scopo semplice, ma fondamentale: vedremo, infatti, in modo pratico e senza fronzoli, come orientarti nella sterminata pletora di ETF disponibili sul mercato. Se vuoi costruire una strategia di investimento sensata, semplice e sostenibile nel tempo, qui troverai una guida completa con i concetti fondamentali, le categorie principali di ETF azionari e obbligazionari, gli errori più comuni e qualche esempio operativo per iniziare o rivedere il tuo portafoglio.
Due avvertenze iniziali, essenziali e ripetute fino alla noia:
1) questo testo è informativo, non è una raccomandazione finanziaria; decidere cosa fare del proprio denaro è una scelta personale;
2) soprattutto all'inizio, fai cose semplici. Con milioni di ETF a disposizione (e decine di ETF settoriali proposti come una partita di poker sul tuo broker) la tentazione dello shopping compulsivo è fortissima. Non cedere: mantieni il portafoglio asciutto, semplice e coerente con la tua pianificazione.
Cosa troverai in questa guida
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Un ripasso rapido su cosa sia un ETF e perché usarlo.
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I principali indici azionari da conoscere (MSCI World / All Country, S&P 500, Stoxx 600, Mercati Emergenti) e cosa comporta investirvi.
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Le alternative settoriali, tematiche e "speciali" (Nasdaq, dividend, value/growth, equal-weighted).
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Cosa sono e quando usare ETF smart beta, a leva e short.
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Una panoramica sugli ETF obbligazionari: governi, corporate, aggregate, emerging, high yield.
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Linee guida pratiche per costruire la tua asset allocation in base al capitale e alla propensione al rischio.
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Consigli operativi, errori da evitare e un semplice checklist per partire subito.
Che cos'è un ETF, in parole povere
Un ETF è una "azione particolare" quotata in borsa che replica il rendimento di un indice o di un paniere di asset (azioni, obbligazioni, materie prime...). Non c'è un gestore che sceglie individualmente i titoli: l'ETF copia un benchmark. Comprando una quota di ETF stai quindi comprando un pezzetto di quell'indice e otterrai un rendimento praticamente identico al rendimento medio dei titoli sottostanti.
ETF azionari: i quattro indici che devi conoscere
Ci sono centinaia di ETF azionari, ma quattro famiglie di indici meritano la tua attenzione come base di partenza per costruire il "core" del portafoglio.
1) MSCI World / MSCI All Country
L'MSCI World replica il rendimento di circa 1.500 società quotate tra i paesi sviluppati (23 paesi, con la grande esclusione — in alcune versioni — della Cina). L'MSCI All Country include anche molti mercati emergenti, Cina compresa.
Perché considerarlo: è un ETF estremamente diversificato per settore e per capitalizzazione, quindi un'ottima scelta per chi parte con capitali limitati e vuole una "soluzione one-stop". Tuttavia attenzione: per riflettere le dimensioni dei mercati, l'MSCI World tende ad avere una forte sovrappesatura americana (intorno al 60-70% del peso complessivo). Oggi il mondo azionario è concentrato negli USA per via di giganti come Apple, Microsoft, Amazon, Google, Tesla e simili: su oltre 1.500 società incluse nell'indice, le 10 più grandi pesano all'incirca il 20% della capitalizzazione totale.
Volatilità e rendimento: è 100% azionario, quindi soggetto a fluttuazioni importanti. Negli ultimi 35 anni la media storica è stata attorno al 10% annuo, ma in anni cattivi come il 2022 ha perso anche il 18%.
2) S&P 500
Lo Standard & Poor's 500 è l'indice delle 500 società più grandi degli Stati Uniti ed è spesso il riferimento per l'azionario globale. Le 10 aziende più grandi dell'S&P 500 coincidono praticamente con quelle dell'MSCI World e pesano qui più del 30% del totale.
Perché considerarlo: sul lungo termine è storicamente l'indice con le performance migliori. Warren Buffett lo riassume bene con il suo consiglio: "never bet against America" — non scommettere contro l'America. Anche se il futuro potrebbe vedere altri Paesi emergere, per molti portafogli di lungo termine tenere un'esposizione significativa verso l'S&P 500 ha senso.
3) Europa (Stoxx 600 e indici nazionali)
Per chi vuole un piede nei mercati europei si possono usare ETF sullo Stoxx 600 (le 600 società più grandi d'Europa) o su indici nazionali come il FTSE MIB, CAC40, DAX ecc. Investire in un singolo paese aumenta la concentrazione e la sensibilità a eventi locali.
Nota pratica: non è sbagliato investire in un FTSE MIB, ma si tratta di una scommessa più specifica e quindi più rischiosa. Ad esempio, chi avesse investito in FTSE MIB a inizio 2023 avrebbe avuto performance migliori rispetto a chi aveva investito esclusivamente in S&P 500, ma con maggiore volatilità complessiva.
4) Mercati emergenti (MSCI Emerging Markets)
I mercati emergenti includono Cina, India, Brasile, Russia (a seconda dei periodi) e altri paesi in rapido sviluppo. Un ETF su questi mercati dà esposizione a società che possono crescere più velocemente rispetto ai Paesi sviluppati, ma sono più volatili e legate a rischi geopolitici e valutari.
Strategia: se credi nella crescita futura dei mercati emergenti, puoi sovrappesarli. Altrimenti mantieni una quota moderata per non perdere eventuali trend di sviluppo ma senza sovraesposizione.
MSCI All Country o singoli indici?
La risposta onesta è: dipende. Sei giovane e stai iniziando con pochi soldi? L'MSCI All Country è una scelta semplice e quasi sempre corretta: hai dentro USA, Europa, Giappone e mercati emergenti in proporzione di mercato. Se invece hai più capitale o convinzioni specifiche (per esempio credi molto in India o Cina), può avere senso distribuire il capitale su vari ETF (S&P 500, Stoxx 600, MSCI EM) per bilanciare l'esposizione e limitare la concentrazione su un singolo prodotto.
ETF settoriali e tematici: qualche opzione per le scommesse mirate
Se proprio vuoi fare delle puntate più aggressive o sfruttare megatrend, ecco alcune tipologie utili (ma rischiose):
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ETF settoriali: replicano intere industry (Information Technology, Healthcare, Financials, Energy, Consumi discrezionali...).
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Nasdaq: un "settoriale" di fatto, con forte concentrazione tecnologica. Storicamente può dare rendimenti stratosferici ma anche cadute pesanti (quasi -40% in alcuni anni). Le società che dominano il Nasdaq spesso dominano anche S&P e MSCI World.
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ETF dividend: società che pagano dividendi elevati e regolari.
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ETF value: aziende consolidate, meno crescita ma utili stabili.
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ETF growth: aziende con aspettative di forte crescita, spesso tech.
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ETF equal-weighted: replicano un indice ma assegnano a tutte le componenti lo stesso peso, riducendo la dipendenza dalle mega-cap.
Regola pratica: dedica al massimo il 5–20% del portafoglio a queste scommesse tematiche. Se colpisci, guadagni molto; se sbagli, non distruggi l'intera performance complessiva del portafoglio.
ETF "smart beta" e a gestione attiva
L'industria finanziaria è creativa: gli ETF smart beta non sono i classici passivi che replicano l'indice per capitalizzazione. Applicano regole predefinite (momentum, value, alta qualità, dividendi, ecc.) e ribilanciano automaticamente secondo quegli schemi. Sono una via di mezzo tra passivo e attivo.
Pro e contro: possono sovraperformare in certi periodi ma non esistono garanzie. Il mercato contiene centinaia di fondi attivi e, statisticamente, una minoranza sale in cima per pura probabilità. Non puntare il 100% del capitale su strategie "vincenti" presunte.
ETF a leva e short: usali come strumenti da trader, non da investitore
ETF a leva: moltiplicano per 2x o 3x il rendimento giornaliero di un indice. Fantastici quando va bene, devastanti quando va male. Ricorda che l'effetto leva è calcolato su base giornaliera e in mercati volatili può portare a risultati molto diversi da ciò che ci si aspetta su orizzonti più lunghi.
ETF short (inverted): prendono la posizione opposta all'indice. Se il sottostante sale dell'1%, lo short perde l'1% e viceversa. Utile per coperture temporanee, ma non da tenere a lungo senza monitoraggio continuo.
Obbligazioni: un rapido ripasso e le tipologie di ETF obbligazionari
Le obbligazioni sono titoli di debito: presti soldi a stati o aziende e ricevi cedole periodiche; alla scadenza il capitale viene rimborsato. Rendimento e rischio dipendono dall'affidabilità dell'emittente, dalla durata e dai tassi correnti. Se i tassi salgono, il prezzo delle obbligazioni scende; se i tassi scendono, il prezzo sale.
Tipologie di ETF obbligazionari
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Government investment grade: obbligazioni di stati sviluppati; rischio contenuto; scelta prudente.
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Corporate investment grade: obbligazioni societarie con rating alto; rendimento superiore ai governativi ma rischio maggiore.
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Aggregate: panieri misti (stati + aziende) e durate miste; una soluzione "all-in-one".
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Emerging market bonds: governativi o corporate dei mercati emergenti; attenzione al rischio valutario.
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High yield (junk bonds): obbligazioni sub-investment grade; rendimenti elevati (7–8% oggi è comune in certe fasi di mercato), ma rischio di default più alto.
Un avvertimento importante: se vuoi costruire una classica allocazione 60/40 e includi high yield, questi ultimi si comportano più come azioni per volatilità e rendimento. Quindi conteggiali nella porzione azionaria del portafoglio per non ritrovarti con una volatilità totale più alta di quanto pensavi.
Quanti ETF servono realmente nel portafoglio?
Dipende dal capitale e dalla finalità. Possiamo sintetizzare così:
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Capitale limitato (es. 10.000€): 2–3 ETF generali (es. MSCI All Country + obbligazionario gov o aggregate). Basta e avanza.
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Capitale medio (es. 50.000€): 4–6 ETF: core equity, core bonds, emergenti, high yield/oro/tematici in piccola percentuale.
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Capitali significativi (100.000€ o più): più ETF possono avere senso per diversificare temi e valute; qui conviene valutare anche una consulenza indipendente per ottimizzare costi e fiscalità.
La regola d'oro è il buonsenso: non avere 26 ETF solo per replicare ogni nicchia del mondo. Troppe posizioni aumentano la complessità di ribilanciamento e i costi operativi. Warren Buffett, come esempio estremo, suggerisce portafogli molto semplici e ha lasciato per anni raccomandazione di tenere pochi index fund di qualità.
Esempi pratici di asset allocation (da adattare alla tua situazione)
Questi sono solo esempi indicativi. Adatta le percentuali al tuo orizzonte temporale, al tuo profilo di rischio, e al livello di liquidità e debiti personali.
Profilo conservativo (orizzonte 5–10 anni, bassa tolleranza al rischio)
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40% ETF obbligazionari governativi investment grade (durata corta/media)
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30% ETF equity globale (MSCI All Country o MSCI World)
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20% ETF corporate investment grade / aggregate
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10% ETF high yield o small allocation tematica (da considerare come "rischio aggiuntivo")
Profilo bilanciato (orizzonte 10–20 anni)
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60% azioni: 40% MSCI All Country / S&P + 10% Europa + 10% mercati emergenti
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35% obbligazioni: aggregate / corporate
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5% satellite: settoriale/Nasdaq/tematico
Profilo aggressivo (giovane, lunga durata, alta tolleranza al rischio)
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85–90% azioni: S&P 500 + MSCI EM + Nasdaq e tematici
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10–15% obbligazioni: principalmente governativi a breve per stabilità
Ricorda: questi sono esempi. Se hai 25–30 anni, fondo d'emergenza pronto, debito sotto controllo e piani previdenziali, potresti tollerare percentuali azionarie elevate. Se sei vicino al pensionamento, la prudenza deve prevalere.
Pratiche operative e consigli utili
Ecco una checklist concreta per mettere in piedi (o rivedere) la strategia ETF:
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Stabilisci obiettivi e orizzonte: breve, medio, lungo termine? Capitale per casa, pensione, o accumulo generico?
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Costruisci il tuo core: 1–3 ETF molto generali (es. MSCI All Country, S&P 500, un ETF obbligazionario aggregate).
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Definisci la tolleranza al rischio: quanto sei disposto a vedere oscillare il tuo capitale?
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Decidi la quota satellite: massimo 5–20% per scommesse tematiche o settoriali.
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Imposta ribilanciamento periodico: annuale o semestrale, per riportare il portafoglio all'asset allocation target.
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Controlla i costi: expense ratio, spread, costi di transazione e eventuali commissioni del broker.
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Valuta la fiscalità: su portafogli grandi (>100k) considera anche l'uso di singole azioni per la compensazione delle minusvalenze e ottimizzazione fiscale.
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Non inseguire i rendimenti: rendimenti stellari passati non garantiscono il futuro. "La potenza è nulla senza controllo" vale anche per i tuoi investimenti.
Come affrontare il rumore di mercato (e non impazzire)
I mercati sono emotivi e rumorosi: nel corso di sei mesi puoi vedere rally, fallimenti bancari, panico, recuperi e timori sul debito pubblico. Alla fine di tutto, spesso succede "un bel niente" — ovvero niente che cambi il quadro di lungo termine. Il consiglio pratico è semplice: impostate una strategia a lungo termine, attenetevi a essa e non fate trading emotivo. Se il tuo orizzonte è di 20–30 anni, gli eventi giornalieri o trimestrali non dovrebbero dettare le tue scelte.
Non vi fate ingannare dalla tentazione di prevedere il futuro: il numero di croccantini che mangia ogni giorno il vostro gatto è probabilmente un miglior predittore delle borse rispetto a qualsiasi "esperto" che vi assicura di sapere cosa succederà domani.
Errori comuni da evitare
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Complicare troppo il portafoglio con decine di ETF su nicchie. Troppa complessità = maggior rischio di errori e costi.
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Inseguire trend recenti e sovrappesare settori dopo i picchi (buy high, sell low è la ricetta per perdere soldi).
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Usare ETF a leva o short senza comprendere l'effetto del ribilanciamento giornaliero e il rischio di erosione in mercati volatili.
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Non avere un fondo di emergenza: investire tutto e poi dover liquidare in perdita perché serve liquidità è tragico.
Qualche parola su costi e praticità
Quando scegli un ETF guarda più elementi oltre al nome: expense ratio, dimensione del fondo, liquidità (volumi scambiati), replica fisica o sintetica e valuta di denominazione. Preferisci ETF con costi contenuti (specialmente per il core) e sufficienti volumi di scambio per non pagare spread eccessivi all'ingresso/uscita.
Conclusione: tre regole da portare a casa
Ecco le tre regole che riassumono tutto quello che ho detto:
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Keep it simple — semplicità e chiarezza sono un vantaggio competitivo per qualsiasi investitore privato.
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Non inseguire i rendimenti — costruisci una strategia coerente con i tuoi obiettivi e resisti alla tentazione dei "colpi di genio".
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Pensa al lungo termine — investimento è pianificazione; trading è altro. Scegli un orizzonte, resta disciplinato e ribilancia quando serve.
Se ti è piaciuta questa guida pratica sugli ETF e vuoi approfondire, restiamo in contatto: nei prossimi articoli affronteremo i pregiudizi mentali che condizionano le nostre scelte d'investimento e impareremo a gestire meglio le probabilità e l'incertezza.
Per ora è tutto: prendi queste nozioni, adattale al tuo caso e procedi con la testa. Buon investimento e che Warren Buffett sia con te...
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