
Il tema della previdenza per le nuove generazioni è uno dei più complessi e urgenti del nostro tempo. È fondamentale che i giovani inizino a pensare fin da ora a strategie di investimento di lungo periodo. Allo stesso tempo, è necessario che i governi intervengano in modo deciso: basta modifiche continue delle regole, occorre alleggerire il peso assistenziale che grava sulle famiglie, contrastare il calo dei contribuenti e garantire una supervisione efficace su tutte le forme di previdenza.
I giovani e la pensione: una questione di responsabilità condivisa
"Avranno i giovani una pensione?" È una domanda che emerge con regolarità in ogni incontro pubblico dedicato alla previdenza. A porsi questo interrogativo sono spesso più i genitori, preoccupati per il futuro dei propri figli, che i giovani stessi, ancora all’inizio delle loro carriere e percependo la pensione come un evento remoto. Eppure, sarebbe fondamentale che anche loro iniziassero a occuparsene: cercare impieghi che prevedano il versamento dei contributi previdenziali, controllare che le aziende per cui lavorano adempiano agli obblighi contributivi, e comprendere l'importanza dei primi anni lavorativi. Con l’attuale sistema contributivo, infatti, sono proprio i versamenti effettuati a inizio carriera a pesare maggiormente nel calcolo della futura pensione. Un’inversione totale rispetto al vecchio sistema retributivo, dove il valore dell’assegno pensionistico dipendeva principalmente dagli ultimi anni di salario.
In realtà, la domanda “i giovani avranno una pensione?” è mal posta. Il problema vero non è tanto se riceveranno un assegno previdenziale, quanto quanto sarà generoso. La risposta dipende da una combinazione di scelte individuali e dinamiche esterne, influenzabili (ma non sempre) dalle politiche pubbliche. È essenziale, quindi, che giovani e genitori preoccupati prendano coscienza della posta in gioco, orientando sin d’ora le proprie decisioni e ponendo il tema della previdenza al centro del dibattito pubblico.
Come i giovani possono costruirsi un futuro previdenziale più sicuro
Le pensioni pubbliche del futuro – erogate in Italia dall’Inps – saranno meno generose rispetto a quelle attuali. Non tanto a causa di un innalzamento dell’età pensionabile, che sarà bilanciato da un’aspettativa di vita più lunga, ma soprattutto perché il nuovo sistema non garantirà più il mantenimento dello stesso standard di vita dell’età lavorativa. Se oggi la pensione media assicura circa l'80% dell'ultimo stipendio, domani potremmo scendere attorno al 60%, con un impatto significativo sulla qualità della vita.
Questo dato è "prevedibile", ma non garantito: nel sistema contributivo, l’importo della pensione dipenderà dall’ammontare dei contributi versati e dal rendimento ottenuto nel tempo, strettamente legato alla crescita dell'economia italiana. In uno scenario di stagnazione economica, le pensioni future rischiano di essere ancora più esigue. Le simulazioni dell’Inps, sebbene ancora incomplete per tutte le categorie lavorative, offrono già una proiezione utile, a condizione che le regole restino invariate – eventualità tutt'altro che certa, vista la propensione dei governi a cambiare frequentemente il sistema.
Di fronte a tanta incertezza, la soluzione più prudente è iniziare subito a costruire un "secondo pilastro" previdenziale. Investire a lungo termine, diversificare il più possibile i propri investimenti – sia geograficamente sia per strumenti finanziari – e utilizzare veicoli adeguati come i fondi pensione privati sono strategie indispensabili. Va ricordato che i contributi obbligatori all’Inps sono, in sostanza, un investimento concentrato unicamente sull’Italia e soggetto al rischio politico. Ampliare il proprio orizzonte di investimento è dunque una scelta di buon senso, seguendo le regole base della finanza personale che insegnano a diluire il rischio e ad accumulare capitale nel tempo.
Il ruolo imprescindibile dei governi: regole stabili, assistenza efficiente, sostegno alla demografia
Se da un lato è fondamentale la responsabilità individuale, dall’altro servono interventi incisivi da parte dello Stato per tutelare le nuove generazioni. Quattro sono le principali aree di azione.
1. Stabilizzare le regole pensionistiche
Il primo passo è smettere di modificare continuamente la normativa previdenziale in risposta a pressioni elettorali. Bloccare l'adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita, ad esempio, danneggerebbe gravemente i giovani. Questa misura, introdotta con la riforma del 1995, è essenziale per mantenere l’equilibrio finanziario del sistema: più si vive, più a lungo si deve contribuire o più si deve differire l’accesso alla pensione. Interrompere questo meccanismo avrebbe un effetto boomerang, scaricando l'onere finanziario sulle generazioni future.
2. Migliorare l'assistenza per le persone non autosufficienti
Una seconda leva cruciale riguarda il sistema di assistenza agli anziani e alle persone non autosufficienti. Oggi, l’assenza di un sistema di assistenza pubblica solido grava pesantemente sulle famiglie, e in particolare sulle donne, ostacolando la loro piena partecipazione al mercato del lavoro. Questo si traduce in carriere frammentate, redditi più bassi e, di conseguenza, pensioni future ancora più esigue. Investire in servizi di assistenza pubblica avrebbe un doppio effetto positivo: migliorare la qualità della vita degli anziani e liberare risorse lavorative preziose.
3. Sostenere la crescita demografica e la base contributiva
Un sistema pensionistico sostenibile ha bisogno di una base ampia di contribuenti. È quindi necessario incentivare l'occupazione femminile, facilitare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, contrastare l’emigrazione qualificata (la cosiddetta "fuga dei cervelli") e governare con intelligenza i flussi migratori. Inoltre, una maggiore sicurezza lavorativa e politiche familiari più efficaci possono aiutare a innalzare il tasso di natalità. Tutto questo contribuirebbe ad allargare la base di contribuenti, riducendo il carico su ciascun lavoratore e, nel lungo periodo, evitando la necessità di ulteriori aumenti delle aliquote contributive, che già oggi superano il 40% della retribuzione lorda.
4. Regolare e supervisionare tutte le forme di previdenza complementare
Infine, è urgente rafforzare la supervisione sui fondi pensione e sulle casse professionali, ancora oggi caratterizzate da una forte eterogeneità nella gestione e dalla mancanza di controllo pubblico in alcuni casi. La fragilità delle casse – spesso legata alla ristrettezza della base contributiva e alla vulnerabilità a crisi settoriali – rende necessario imporre regole comuni di investimento e gestione. Eventi come il fallimento dell'Inpgi (la cassa dei giornalisti) dimostrano che anche sistemi apparentemente autonomi possono diventare un peso per la collettività se mal gestiti. Inoltre, favorire l’aggregazione tra fondi pensione aiuterebbe a sviluppare il mercato dei capitali italiano, a beneficio della crescita economica e dei rendimenti previdenziali.
Conclusione: costruire oggi la sicurezza di domani
In definitiva, garantire pensioni dignitose ai giovani non è una missione impossibile, ma richiede impegno su più fronti. Da parte dei singoli, serve consapevolezza e pianificazione finanziaria a lungo termine. Da parte dello Stato, occorrono regole stabili, investimenti sociali intelligenti e una visione lungimirante della società. Solo con questo doppio sforzo potremo assicurare alle nuove generazioni non solo il diritto a una pensione, ma anche quello a una vita serena e dignitosa dopo il lavoro.
Diventa un PRO del denaro e scopri come creare, gestire, proteggere e aumentare la tua ricchezza!