Quanto conosciamo delle pensioni? Per rispondere a questa domanda, uno studio condotto da Elisa Castagno, Alessandra Caretta, Elisabetta Giacomel e Maria Cristina Rossi, presentato alla Commissione di vigilanza sui fondi pensione a gennaio 2024, utilizza i dati raccolti dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria (Comitato Edufin) durante la preparazione dei Rapporti Edufin 2022 e 2023.
La tabella seguente mostra le domande poste per valutare le competenze degli italiani in materia pensionistica (le risposte corrette sono evidenziate in grassetto).
Quale delle seguenti affermazioni è corretta:
-
Se l’aspettativa di vita aumenta, l’importo mensile della pensione diminuisce.
-
Se l’aspettativa di vita aumenta, l’importo mensile della pensione aumenta.
-
L’importo della pensione non dipende dall’aspettativa di vita.
-
Non so.
Secondo la normativa vigente, i contributi versati all’Inps si rivalutano in base:
-
Alla crescita dell’economia italiana.
-
All’andamento dei mercati finanziari.
-
Non so.
Secondo te, per ottenere un elevato capitale per integrare la pensione, occorre:
-
Iniziare a risparmiare il prima possibile, anche piccole somme.
-
Iniziare a risparmiare solo dopo almeno 10 anni di lavoro.
-
Aspettare fino ai 50 anni, quando probabilmente si guadagnerà di più.
-
Non so.
Sai come verrà calcolata la pensione di un giovane neoassunto in azienda, secondo la normativa vigente?
-
Sì, con il sistema contributivo, basato su tutti i contributi versati durante la carriera lavorativa.
-
Sì, con il sistema retributivo, basato su una media delle ultime retribuzioni percepite.
-
Sì, con il sistema misto, in parte retributivo e in parte contributivo.
-
Non so.
La previdenza complementare è: [domanda fatta solo nel 2022]
-
Il sistema previdenziale obbligatorio gestito dall’Inps.
-
Il sistema previdenziale gestito dalle casse professionali per i liberi professionisti.
-
Un sistema di forme pensionistiche incaricate di raccogliere il risparmio privato e fornire una pensione integrativa a quella obbligatoria.
-
Non so.
Secondo la normativa vigente, i contributi che i lavoratori versano oggi all’Inps: [domanda fatta solo nel 2023]
-
Servono per pagare le pensioni a chi è già pensionato.
-
Sono accantonati sui conti previdenziali dei lavoratori e investiti sui mercati finanziari.
-
In parte sono utilizzati per pagare le pensioni a chi è già pensionato e in parte sono accantonati sui conti previdenziali dei lavoratori e investiti sui mercati finanziari.
-
Non so.
Cosa sanno e cosa non sanno gli italiani sulle pensioni
Il quadro che emerge è variegato. Il 22% degli intervistati sa che l’importo dell’assegno pensionistico diminuisce se la speranza di vita aumenta. Il 49% sa che la pensione per i più giovani è calcolata con il sistema contributivo, basato su tutti i contributi versati durante la carriera lavorativa. Il 42% sa che i contributi versati all’Inps sono rivalutati in base alla crescita dell’economia italiana. Il 72% sa che il principio dell’interesse composto si applica anche alle pensioni (prima si inizia a risparmiare, anche se poco, meglio è). Il 41% sa che i contributi sono destinati al pagamento delle pensioni di chi è già in pensione.
Numero di risposte corrette per genere (in percentuale)
Le risposte errate e l’ignoranza in materia pensionistica offrono spunti di riflessione: il 44% degli intervistati non sa come vengono rivalutati i contributi, il 32% crede che siano in parte investiti nei mercati finanziari e in parte utilizzati per pagare le pensioni, e il 50% pensa che non ci sia alcuna relazione tra aspettativa di vita e importo della pensione. Meno del 6% degli intervistati risponde correttamente a tutte le domande. Le tendenze consuete emergono anche qui: le risposte corrette sono più frequenti tra gli uomini, aumentano con l’età (fino ai 64 anni) e con l’istruzione (e anche con il reddito). Questi dati richiedono una riflessione approfondita.
Numero di risposte corrette per età (in percentuale).
Stratificazione di leggi e iniquità
La prima riflessione riguarda le cause. La legislazione pensionistica è complessa, non solo in Italia. La complessità è ben documentata dal progetto Gateway to Global Aging Data, finanziato dal National Institute on Aging degli Stati Uniti, che studia le società che invecchiano. Il progetto confronta le legislazioni pensionistiche di una quindicina di paesi, Italia inclusa. I sistemi pensionistici sono istituzioni relativamente giovani. La Germania introdusse la pensione di vecchiaia nel 1889. In Italia, uno strumento simile venne adottato trent’anni dopo. La “riforma Brodolini” (legge 153/1969) segnò una lunga pausa legislativa, conclusa all’inizio degli anni Novanta con la “riforma Amato” (decreto legislativo n. 503 del 30 dicembre 1992). Da allora, tutti i governi hanno affrontato il tema delle pensioni, stratificando le regole e creando iniquità tra generazioni e all'interno delle stesse. La recente legge di bilancio concede ai lavoratori privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 la possibilità di utilizzare il sistema misto per il calcolo della pensione. Questa stratificazione ha moltiplicato i canali di uscita dal mercato del lavoro, aumentando le iniquità e creando volatilità normativa, che rende difficile comprendere la materia.
Numero di risposte corrette per livello di istruzione (in percentuale).
Nel mio lavoro come consulente finanziario indipendente e fondatore di TraDetector, mi trovo spesso a spiegare ai miei clienti l'importanza di comprendere le leggi pensionistiche e di pianificare con anticipo. Ad esempio, durante una consulenza con un giovane professionista, ho illustrato come il sistema contributivo basato sui contributi versati durante la carriera lavorativa possa impattare sulla sua futura pensione e l'ho guidato nella scelta di una previdenza complementare adatta alle sue esigenze. Utilizzando la piattaforma TraDetector, ho mostrato come diversi scenari di risparmio possano influenzare il suo reddito futuro, sottolineando l'importanza di iniziare a risparmiare il prima possibile per sfruttare l'interesse composto.
Metodi di calcolo della pensione
Retributivo: basato sugli ultimi stipendi percepiti e applicato a chi possiede almeno diciotto anni di contributi alla data del 31 dicembre 1995. Si divide in due quote:
quota A, basata sugli ultimi cinque anni di stipendio, rivalutati, e sul numero di settimane di contributi possedute al 31 dicembre 1992;
quota B, basata sugli ultimi dieci anni di stipendio, rivalutati, e sul numero di settimane possedute al 31 dicembre 2011.
Contributivo: basato sui contributi effettivamente versati durante l’attività lavorativa, rivalutati e trasformati in rendita da un coefficiente che aumenta con l’età pensionabile.
Il risparmio tra ricchi e poveri
La seconda riflessione riguarda gli effetti. Lo studio di Castagno, Caretta, Giacomel e Rossi dimostra che l’attitudine a risparmiare per la pensione, tramite la previdenza complementare, è più bassa tra chi conosce meno il funzionamento del sistema pensionistico, a parità di fattori come età, reddito e istruzione. Certo, non esiste solo la previdenza complementare. La ricchezza delle famiglie italiane è composta principalmente da immobili (75%) per chi sta nella prima metà della distribuzione della ricchezza, mentre le attività finanziarie sono residuali. Nel 10% più ricco della popolazione, le attività finanziarie rappresentano quasi il 40% della ricchezza. La ricchezza finanziaria è molto concentrata e l’accesso a un portafoglio diversificato sembra riservato ai più ricchi.
Quanto e come risparmiare dipende dalle circostanze personali. Non esiste una regola universale, tranne quella di evitare che la propria capacità di spesa cali troppo dopo il pensionamento e di diversificare il portafoglio. Una scarsa conoscenza delle pensioni non aiuta a pianificare il futuro, ma c’è anche un altro problema: chi sa meno di pensioni è meno in grado di valutare le implicazioni delle proposte politiche sul tema. Non conoscere il funzionamento del sistema pensionistico è un problema di cittadinanza economica.
Come aumentare la conoscenza
La terza riflessione riguarda i rimedi. Per migliorare la conoscenza del nostro sistema previdenziale, è fondamentale limitare la frenesia legislativa. Si susseguono interventi privi di organicità, spesso necessari per colmare vuoti normativi lasciati da precedenti interventi. Alcuni di questi interventi sono sperimentazioni, ma spesso ciò che è provvisorio diventa definitivo. Il sistema delle “Quote” ne è un esempio. Introdotte con la legge 24 dicembre 2007 n. 247, mantengono la pensione di anzianità, pur in un contesto che richiede il suo superamento.
L’incertezza generata da interventi contraddittori complica la pianificazione previdenziale e può indurre a rimandare decisioni su quanto e come risparmiare per la pensione, che invece andrebbero prese tempestivamente.
Durante un recente Webinar organizzato da TraDetector per i nostri Clienti, ho illustrato come le continue modifiche legislative possono creare confusione e incertezza. Ho condiviso l'esperienza di un cliente che, a causa della volatilità normativa, aveva posticipato decisioni cruciali per il suo risparmio pensionistico, ritrovandosi in difficoltà. Grazie alla nostra consulenza, è riuscito a riorganizzare il suo piano pensionistico e a sfruttare al meglio le opportunità di risparmio disponibili.
Infine, interventi come le “Quote” sono fortemente diseducativi, perché riguardano generazioni di lavoratrici e lavoratori prossimi al pensionamento e così alimentano una duplice convinzione: da un lato che lo stato prima o poi interviene e dall’altro che le questioni pensionistiche possano essere affrontate all’ultimo momento. Intanto, il 29 maggio il presidente del Cnel, Renato Brunetta, ha annunciato per l’inizio dell’autunno “la messa a punto di una proposta di disegno di legge di riforma del sistema pensionistico”.
In secondo luogo, va valorizzato il ruolo educativo di chi eroga prestazioni previdenziali, a partire dall’Inps. Al progetto della “Busta arancione”, avviato ormai una decina di anni fa con lo scopo di fornire una stima dell’importo della pensione, andrebbe dato nuovo slancio e ne andrebbe estesa la portata. La copertura per lavoratrici e lavoratori del settore pubblico (ex Inpdap) è ancora parziale e riguarda gli estratti conto contributivi e non il servizio di stima dell’importo della pensione.
La transizione digitale che investe la pubblica amministrazione del nostro paese può quindi essere un’opportunità. Nello specifico, la possibilità di ottenere previsioni sull’importo della pensione andrebbe ampliata all’intera popolazione di assicurati presso l’Inps (e presso le casse professionali). E andrebbe condotto uno studio su come quantificare e rappresentare l’incertezza che circonda tali previsioni. Ne beneficerebbero anche le proiezioni relative alle prestazioni di previdenza complementare, che pure hanno una storia ben più lunga rispetto alla previdenza obbligatoria. Sarebbe anche l’occasione per avviare l’integrazione tra le proiezioni relative alle due forme di previdenza.
Terzo, per accrescere la consapevolezza intorno alle questioni pensionistiche vanno rese più percepibili le implicazioni degli interventi legislativi. Le relazioni tecniche, che accompagnano i provvedimenti legislativi, sono uno strumento necessario ma inadeguato allo scopo. Ad esempio, bisognerebbe rendere più chiari i costi sociali (e la loro distribuzione all’interno e tra le generazioni) di manovre che anticipano l’età pensionabile per una specifica generazione, in termini di aumento del debito pubblico presente e futuro.
Quarto, andrebbe promossa anche in Italia l’introduzione dei pannelli di controllo pensionistici – i Pts, Pension Tracking System – un utile strumento di supporto alla pianificazione pensionistica e di accesso digitale a tutte le informazioni rilevanti, adottato in vari paesi europei. Eiopa, il supervisore europeo di assicurazioni e fondi pensione, lavora alla definizione di principi, buone pratiche e raccomandazioni per “rendere più digeribile la materia pensionistica, come presupposto a scelte sensate e solide in materia finanziaria”.
Risparmiare per far fronte alle esigenze della vita
Ma perché parlare di informazione pensionistica in una rubrica intitolata “Capire la finanza”? La risposta è nella lezione di Franco Modigliani, premio Nobel dell’Economia nel 1985 per il suo lavoro sul risparmio delle famiglie e sui mercati finanziari. Negli anni Cinquanta, Modigliani ha avanzato “l’ipotesi del ciclo-vitale”: si risparmia per fare fronte ai bisogni che si presentano nelle diverse fasi della vita e in particolare per accumulare le risorse necessarie a sostenere i consumi in quella successiva al pensionamento. C’è un’evidente intersezione tra ciò che chiamiamo oggi “finanza personale” e le scelte che, a livello individuale, riguardano il pensionamento.
Non solo. Qualche dato sulle attività finanziarie di schemi pensionistici, che forniscono un reddito nella fase della vita successiva al pensionamento a fronte di una contribuzione nella fase precedente, aiuta a chiarire il punto. In Italia rientrano nella definizione di schemi pensionistici i fondi pensioni negoziali, i fondi pensione aperti, i piani individuali pensionistici (Pip) e i fondi pensione pre-esistenti. Nella maggior parte dei casi funzionano a capitalizzazione individuale: i contributi di iscritte e iscritti si accumulano in un conto individuale, insieme con i rendimenti ottenuti dall’investimento sui mercati finanziari dei contributi, costituendo la base per il calcolo della prestazione pensionistica.
Nei paesi Ocse il totale delle attività (tipicamente obbligazioni, azioni, ma anche immobili e strumenti di finanza alternativa, come fondi di private equity e venture capital) negli schemi pensionistici ammonta a 51 mila miliardi di dollari Usa, il 68% collocato negli Stati Uniti. In rapporto al Pil, le attività degli schemi pensionistici variano da 192% in Danimarca e meno del 15% in paesi come la Francia, l’Italia o la Spagna. Pur in un ambito di grande variabilità tra paesi Ocse, questi numeri consegnano un messaggio inequivocabile: le pensioni contano per l’economia e la finanza. Per capire la finanza (e l’economia) bisogna quindi capire le pensioni. E viceversa.
Nel corso della mia attività di consulente finanziario indipendente, ho assistito diverse famiglie nel pianificare i loro risparmi per il pensionamento. Utilizzando i modelli di portafoglio di TraDetector, ho dimostrato come diverse strategie di investimento possano influenzare il loro futuro finanziario. Un esempio significativo è quello di una coppia che, grazie ai nostri consigli, ha diversificato i propri investimenti, passando da un portafoglio composto esclusivamente da immobili a uno che include anche fondi pensione e altri strumenti finanziari, garantendo una maggiore sicurezza per il loro pensionamento.
Fonti delle immagini e ricerca: https://www.quellocheconta.gov.it/export/sites/sitopef/modules/news/159/Rapporto-Comitato-Edufin-2023.pdf
Diventa un PRO del denaro e scopri come creare, gestire, proteggere e aumentare la tua ricchezza!