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Come scegliere i migliori ETF: una Guida Pratica

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Partiamo da una notizia importante, ma non scontata: se sei arrivato fin qui cercando una soluzione rapida per diventare ricco in un mese, ti avverto subito: non esistono scorciatoie magiche. Esistono però regole semplici, basate sui dati e sull’esperienza, che ti permettono di investire in modo intelligente, ridurre gli errori più comuni e aumentare le probabilità di successo nel lungo periodo.

Questo testo raccoglie tutto ciò che devi sapere per selezionare ETF efficaci e coerenti con la tua strategia: cosa guardare prima di comprare, quali caratteristiche privilegiare, come impostare un portafoglio semplice ma robusto, e quali errori evitare. Prendi un caffè, mettiti comodo e procediamo per passi. Alla fine avrai una checklist pratica da usare ogni volta che apri il tuo conto e vuoi comprare un ETF.

Perché gli ETF? Un rapido ripasso

Prima di entrare nel dettaglio di come scegliere, vale la pena ricordare il motivo per cui, per molti di noi, gli ETF sono diventati lo strumento principale per investire:

  • Costi bassi: gli ETF hanno commissioni molto più contenute rispetto ai fondi comuni a gestione attiva. Questo è cruciale perché i costi sono una certezza, i rendimenti no.

  • Replica degli indici: replicano indici di mercato (es. S&P 500, FTSE MIB) senza che un gestore tenti di battere il mercato con scelte spesso fallimentari.

  • Diversificazione immediata: con poche centinaia di euro puoi possedere un paniere di centinaia o migliaia di titoli.

  • Liquidità: sono scambiati in borsa in tempo reale, permettendo acquisti e vendite rapidi (a condizione che l’ETF sia sufficientemente grande e liquido).

Queste caratteristiche spiegano perché, nella stragrande maggioranza dei casi, gli ETF siano una scelta più efficiente e pratica rispetto ai fondi attivi venduti dalle banche o da consulenti spesso poco trasparenti.

La checklist definitiva: 6 informazioni da verificare prima di comprare un ETF

Quando scegli un ETF non farti sedurre dal nome o da una pubblicità accattivante. Prima di cliccare “compra”, controlla sempre queste informazioni fondamentali. Sono le regole pratiche che uso io e che spiego nel podcast: se le segui, ridurrai drasticamente il rischio di errori evitabili.

1. Contenuto e obiettivo dell'ETF

Il primo passo è capire che cosa contiene effettivamente l’ETF e qual è il suo obiettivo di investimento. Questo è scritto chiaramente nel KID (Key Information Document) e nella scheda del prodotto sui siti specializzati (uno dei migliori è JustETF).

Domande da farti:

  • L’ETF è azionario, obbligazionario, su materie prime, real estate o altro?

  • Replica un indice ampio (es. S&P 500, MSCI World) o una nicchia specifica (es. società del settore energy, azioni ad alto dividendo, obbligazioni emergenti)?

  • L’obiettivo è semplice (replicare un mercato) o complesso (strategie fattoriali, smart beta, leverage)?

Se stai costruendo il cuore del tuo portafoglio, la regola pratica è partire sempre da ETF che replicano indici ampi e rappresentativi. Le nicchie possono avere senso come piccole posizioni tattiche o per chi ha conoscenze specifiche, ma non per la base del portafoglio.

2. Dimensione dell'ETF (Asset Under Management, AUM)

La dimensione è fondamentale. Un ETF grande tende a essere più liquido, con spread bid-ask più piccoli e costi impliciti di trading inferiori. Di solito preferisco ETF con almeno 500 milioni di euro/dollari in gestione. ETF con 100–200 milioni possono andare bene, ma quelli con pochi milioni sono da evitare, a meno che tu non stia facendo operazioni molto particolari.

Perché la dimensione conta:

  • Liquidità maggiore: acquisti e vendite più facili e veloci.

  • Spread ridotti: paghi meno differenza tra prezzo di acquisto e vendita.

  • Minor rischio di chiusura: ETF troppo piccoli rischiano di essere chiusi dall’emittente, costringendoti a vendere prima del necessario o a subire procedure di liquidazione non ideali.

3. Costo: il TER (Total Expense Ratio)

Il TER è il costo annuo espresso in percentuale che detrae il rendimento dell’ETF. È una variabile che non puoi ignorare: il rendimento futuro è incerto, ma il costo è la certezza che pesa ogni anno sul tuo capitale.

Indicazioni pratiche:

  • Per i grandi ETF azionari e obbligazionari cerca TER inferiori allo 0,2% - 0,5% se possibile.

  • Per strumenti meno liquidi o su materie prime i costi possono essere più alti: fino all’1% o oltre, ma valuta bene se quella esposizione ti serve davvero.

  • Evita fondi attivi con costi intorno al 2% annuo: storicamente spesso rendono meno degli indici dopo le commissioni.

Un esempio per rendere l’idea dell’importanza dei costi: immaginiamo di investire 10.000 euro con un rendimento lordo medio annuo del 7% per 30 anni. Con un TER del 0,2% il rendimento netto annuo è circa 6,8% e il capitale finale crescerebbe di circa 7,2 volte (quindi intorno ai 72.000 euro). Con un TER dell’1,8% il rendimento netto scende a circa 5,2% e il capitale finale sarebbe circa 45.800 euro. Differenza: oltre 26.000 euro. Piccole differenze percentuali costano tantissimo nel lungo periodo.

4. Accumulazione vs Distribuzione (cosa fa l’ETF con i dividendi/cedole)

Questo è un punto spesso sottovalutato ma essenziale a seconda della fase della tua vita e del tuo obiettivo finanziario. Quando l’ETF riceve dividendi o cedole dagli asset che contiene, può fare due cose:

  • Distribuzione: paga i dividendi al detentore sotto forma di flussi di cassa periodici.

  • Accumulo (o capitalizzazione): reinveste automaticamente i dividendi nel fondo, aumentando il valore delle quote.

Quale scegliere?

  • Fase di accumulo (sei giovane, lavori e vuoi far crescere il patrimonio): preferisci ETF ad accumulation. Reinvestendo automaticamente i flussi ottieni più effetto dell’interesse composto e, dal punto di vista fiscale in molti casi, è più efficiente perché la tassazione si applica al realizzo e non ogni volta che ricevi un dividendo.

  • Fase di decumulo (vuoi reddito, pensione, o flussi periodici): ETF a distribuzione possono essere utili perché forniscono liquidità regolare.

In generale, la maggior parte dei piani di accumulo e delle strategie passive di lungo periodo sfruttano ETF ad accumulazione.

5. Valuta del sottostante e rischio di cambio

Quando compri un ETF su Borsa Italiana lo stai pagando in euro, ma il sottostante (l’indice che l’ETF replica) potrebbe essere denominato in un’altra valuta, ad esempio il dollaro per l’S&P 500. Questo introduce il rischio valutario: il rendimento che otterrai dipende sia dalla performance dell’indice sia dal cambio tra le valute.

Considerazioni pratiche:

  • Se il dollaro si rafforza rispetto all’euro, chi ha un ETF che replica l’S&P 500 vedrà un rendimento maggiore in euro e viceversa.

  • Tra euro e dollaro il rischio di cambio è relativamente contenuto nel lungo termine per i capitali retail, ma non è nullo.

  • Esistono ETF con copertura valutaria (EUR-HEDGED) che annullano l’esposizione al cambio, ma generalmente hanno costi maggiori. Per la maggior parte degli investitori a lungo termine non conviene pagare di più per coprire il rischio euro/dollaro.

  • Se stai investendo in valute più instabili (emergenti, yen in alcuni periodi, renminbi, ecc.) valuta con attenzione la copertura.

6. Modalità di replica: fisica o sintetica

Un ETF replica un indice in due modi principali:

  • Replica fisica: l’ETF acquista effettivamente gli asset che compongono l’indice (o un campione rappresentativo). È il metodo più trasparente e, in generale, preferibile.

  • Replica sintetica: l’emittente usa strumenti derivati (swap) stipulati con una controparte terza che si impegna a fornire la performance dell’indice. Può essere più efficiente dal punto di vista dei costi e permettere l’accesso a mercati difficili, ma introduce rischio di controparte: se la controparte fallisce, potresti subire perdite.

Regola pratica: quando possibile prediligi la replica fisica. La replica sintetica può avere senso per esposizioni particolari dove la replica fisica è impraticabile, ma richiede maggiore cautela e comprensione del funzionamento.

Dove cercare e come analizzare un ETF: lo strumento giusto

Per cercare e confrontare ETF uso e consiglio il sito JustETF: è chiaro, completo e offre accesso diretto ai documenti informativi (KID, prospetto). Ti permette di vedere facilmente le caratteristiche che abbiamo elencato: AUM, TER, modalità di replica, distribuzione/accumulazione, valuta del sottostante, liquidità, ecc.

Altri strumenti utili sono le schede dei provider (iShares, Vanguard, Lyxor, Xtrackers, Amundi, ecc.) e le piattaforme del tuo broker. Ma per avere una visione comparativa JustETF è probabilmente il più comodo per iniziare.

Come costruire un portafoglio con gli ETF: regole semplici e pratiche

Ok, hai capito come selezionare un ETF. Ma come combinarli per costruire un portafoglio efficace? Ecco i passaggi che seguo e che suggerisco a chi mi ascolta:

1. Definisci orizzonte temporale, obiettivi e propensione al rischio

Prima di tutto, rispondi a queste domande onestamente:

  • Per quanto tempo posso lasciare investiti questi soldi? (5, 10, 20, 30 anni?)

  • Per cosa sto investendo? (acquisto casa, pensione integrativa, generazione di reddito, fondo emergenze?)

  • Quanto stress sopporto quando il mercato scende del 20–30%?

Le risposte determineranno l’asset allocation, cioè la percentuale di azioni vs obbligazioni e altre asset class nel portafoglio.

2. Asset allocation: la regola pratica “100 meno anni di età”

Una regola semplice (e non perfetta) che uso spesso per dare un punto di partenza è:

  • % azioni = 100 − età

  • Il resto in obbligazioni (o equivalenti a basso rischio).

Quindi, se hai 30 anni l’asset allocation suggerita sarebbe 70% azioni / 30% obbligazioni; se hai 50 anni, 50% azioni / 50% obbligazioni. Questa è una regola euristica, utile per decidere in modo pratico, ma puoi modificarla in base alla tua propensione al rischio e obiettivi specifici.

3. Parti da un portafoglio semplice: due o tre ETF principali

Semplice significa efficace. Non c’è alcun vantaggio a comprare 28 ETF per riprodurre ogni micro-nicchia del mondo: aumenterai costi di transazione, complessità e probabilità di errore. Ecco un approccio minimale e solido:

  • 1 ETF per azioni globali (es. MSCI World o All Country World Index - ACWI)

  • 1 ETF per mercati emergenti (se vuoi esposizione aggiuntiva)

  • 1 ETF per obbligazioni (es. bond governativi globali o europei in base al profilo)

Con questi tre strumenti copri la maggior parte delle esigenze di diversificazione. Se vuoi, puoi aggiungere un ETF per l’oro o per altre materie prime come protezione o diversificazione aggiuntiva.

4. Seleziona gli ETF adeguati per dimensione, costo e caratteristiche

Usa la checklist: contenuto, AUM, TER, accumulation/distribution, valuta, replica. Prediligi ETF grandi, a basso costo, ad accumulation e con replica fisica, salvo motivi specifici.

5. Evita l’eccesso di diversificazione “per forza”

Troppi ETF aumentano i costi di transazione e rendono il ribilanciamento più complicato. Inoltre ogni acquisto è un’occasione per sbagliare temporizzazione. Meglio avere pochi ETF ben scelti e aumentarne il numero solo quando il patrimonio lo giustifica e c’è una ragione concreta.

6. Piano di accumulo e disciplina

Il fattore più importante non sono i singoli ETF ma il tempo e la coerenza. Investire il prima possibile, con regolarità (ad esempio con un piano di accumulo mensile), fa una differenza enorme rispetto al tentare di “beccare il mercato”. L’orizzonte temporale e la frequenza di investimento creano i presupposti per sfruttare l’interesse composto e ammortizzare la volatilità.

7. Ribilanciamento

Ribilanciare significa riportare i pesi del portafoglio alla tua asset allocation iniziale. Puoi farlo:

  • Annualmente (pratica e semplice);

  • Quando la deviazione supera una soglia (es. 5% o 10%);

  • Oppure ogni qualvolta investi nuovo denaro per riallocare verso le classi sottopesate.

Non è necessario ribilanciare troppo spesso: ogni operazione genera costi di transazione e potenziali implicazioni fiscali.

Esempi pratici di portafoglio per diversi profili

Per aiutarti a tradurre i principi in pratica, ecco alcune proposte di portafoglio semplici per diversi profili di investitore. Sono esempi didattici, non consigli personalizzati: usa la logica per adattarli ai tuoi obiettivi.

Profilo giovane/aggressivo (orizzonte 20+ anni)

  • 80% Azioni: MSCI World (60%) + Emerging Markets (20%)

  • 20% Obbligazioni: Global Aggregate o EU Government Bond (a basso costo)

  • ETF: preferibilmente accumulation, TER bassi, AUM elevati

Profilo bilanciato (orizzonte 10–20 anni)

  • 60% Azioni: MSCI World (40%), Emerging Markets (10%), Europa/Italia (10%) se vuoi esposizione locale

  • 40% Obbligazioni: mix di governi e corporate di buona qualità

  • Ribilanciamento annuale, piano di accumulo mensile

Profilo conservativo (orizzonte corto/medio, reddito)

  • 40% Azioni: MSCI World o Europa

  • 60% Obbligazioni: duration controllata, preferibilmente investment grade

  • Se serve reddito, inserisci ETF a distribuzione in quota obbligazionaria o liquidità

Gli errori più comuni da evitare

Ecco gli sbagli che vedo più spesso e che voglio che tu eviti:

  • Comprare fondi costosi pensando che “pagare di più dia qualità”: spesso è l’esatto opposto. Fondi attivi costosi raramente battono gli indici dopo le commissioni.

  • Complicare la strategia con troppi ETF: aumenta costi e confusione senza migliorare risultati.

  • Sottovalutare la liquidità e lo spread: ETF piccoli e illiquidi costano molto quando li compri/vendi.

  • Trascurare la valuta del sottostante: per esposizioni non su USD valuta se la copertura ha senso e quanto costa.

  • Non avere un piano e cercare di “timing” del mercato: nessuno sa prevedere i mercati; il tempo nel mercato batte quasi sempre il tentativo di prevederlo.

  • Ignorare la tassazione e l’efficienza fiscale: la scelta accumulation vs distribution ha impatti fiscali che contano nel lungo periodo.

Domande pratiche che ti aiuteranno a scegliere un ETF

Quando apri la scheda di un ETF, fai questo piccolo test veloce:

  1. Che cosa replica questo ETF? (indice preciso)

  2. È accumulation o distribution?

  3. Qual è il TER? È competitivo rispetto ad ETF simili?

  4. Quanto è grande l’ETF (AUM)?

  5. Replica fisica o sintetica?

  6. In che valuta è il sottostante e c’è copertura valutaria?

  7. Quanto è liquido? Qual è lo spread medio e il volume di scambio?

Se la maggior parte delle risposte è positiva (replica ampia, accumulation, TER basso, AUM alto, replica fisica), probabilmente hai trovato un buon candidato per il tuo portafoglio.

La questione fiscale: cosa sapere in breve

La tassazione sugli strumenti finanziari in Italia è un tema tecnico, ma ci sono alcuni punti pratici da ricordare:

  • La tassazione sui redditi finanziari è generalmente del 26% (per la maggior parte degli strumenti, inclusi utili da capital gain e dividendi), salvo eccezioni.

  • Con gli ETF ad accumulazione, i dividendi vengono reinvestiti: spesso ciò posticipa il riconoscimento fiscale rispetto a un prodotto distribuito. Questo può essere più efficiente dal punto di vista fiscale nel lungo periodo.

  • Le normative possono cambiare e ci sono eccezioni per alcuni prodotti; se hai situazioni complesse valuta il parere di un fiscalista o consulente esperto.

In ogni caso la regola pratica rimane: privilegia l’efficienza fiscale all’interno della tua strategia, ma non sacrificare la semplicità per dettagli marginali.

Breve nota su ETF tematici, fattoriali e altri “di nicchia”

ETF tematici (es. intelligenza artificiale, green energy) e fattoriali (smart beta) possono essere interessanti, ma hanno caratteristiche che li rendono più rischiosi e volatili:

  • Spesso hanno AUM più bassi e costi più alti.

  • Sono più concentrati in poche aziende o in settori che possono faticare o brillare in fasi cicliche.

  • Possono essere utili come satellite del portafoglio (piccole allocazioni), non come nucleo.

Se li utilizzi, fallo in modo consapevole e con una dimensione contenuta.

Liquidità, spread e costi impliciti: perché non vanno ignorati

Quando acquisti un ETF non paghi solo il TER: ci sono anche costi impliciti legati alla liquidità e allo spread. Ecco cosa considerare:

  • Spread bid/ask: maggiore è lo spread, più paghi implicitamente ad ogni transazione.

  • Slippage: se piazzi ordini grandi su ETF poco liquidi, il prezzo medio di esecuzione può essere peggiore di quello mostrato.

  • Commissioni del broker: alcune piattaforme addebitano commissioni per l’acquisto/vendita; anche queste devono essere considerate.

La combinazione di TER basso + AUM elevato + buon volume di scambio è l’ideale perché minimizza sia i costi espliciti sia quelli impliciti.

Quando considerare ETF con copertura valutaria (hedged)

La copertura valutaria può essere utile in situazioni specifiche, ma non è quasi mai necessaria per un investitore retail sul lungo termine, soprattutto per esposizioni USD/EUR. Ecco qualche linea guida:

  • Se sei molto preoccupato per la volatilità del cambio e hai un orizzonte di medio periodo, un ETF hedged può ridurre la volatilità del rendimento in euro ma costa di più.

  • Se invece investi per decenni, le fluttuazioni di cambio tendono ad attenuarsi e la maggior parte degli investitori trova più vantaggioso non pagare la copertura.

  • Per valute di paesi emergenti o instabili la copertura può avere più senso, ma valuta sempre il costo e le implicazioni a lungo termine.

Quando la replica sintetica può avere senso

La replica sintetica può essere utile quando l’indice replicato è difficile o costoso da replicare fisicamente (es. alcuni mercati emergenti o materie prime). Tuttavia, introduce un rischio di controparte. Se decidi di usare un ETF sintetico:

  • Controlla la qualità del contraente e le misure di protezione esistenti (collateralizzazione).

  • Usalo solo se non esistono alternative fisiche efficienti o se i costi giustificano il rischio addizionale.

Due esempi concreti per orientarsi

Per rendere tutto più concreto, ecco due casi pratici che potrebbero riprodurre situazioni reali di scelta:

Esempio A — Voglio esposizione globale alle azioni, il più semplice possibile

  • Obiettivo: esposizione azionaria globale con minimo sforzo.

  • Scelta: un ETF che replica MSCI World o un ETF che replica un All Country World Index (ACWI) se vuoi includere anche i mercati emergenti in proporzione.

  • Caratteristiche ideali: TER basso (<0,3%), accumulation, AUM grande, replica fisica.

Esempio B — Voglio avere anche reddito dall’investimento

  • Obiettivo: generare flussi di cassa regolari per integrare il reddito.

  • Scelta: mix di ETF obbligazionari a distribuzione e qualche ETF azionario a distribuzione (se vuoi più dividendi).

  • Attenzione: controlla la tassazione e il timing dei pagamenti; considera che i prodotti a distribuzione possono ridurre l’effetto dell’interesse composto rispetto alle versioni accumulation.

NB: se vuoi ottenere una rendita fino al 10% annuo con i tuoi investimenti finanziari, contattami perchè ho alcune opportunità da segnalarti!

Come iniziare concretamente (passo dopo passo)

  1. Definisci orizzonte e propensione al rischio.

  2. Stabilisci un’asset allocation semplice (es. 60% azioni / 40% obbligazioni).

  3. Seleziona 2–3 ETF che coprano le classi scelte, verificando le 6 caratteristiche fondamentali viste sopra.

  4. Apri il deposito titoli sul broker di tua scelta (ne parleremo nel prossimo episodio per scegliere il broker giusto).

  5. Investi gradualmente o con un piano di accumulo mensile.

  6. Ribilancia annualmente o quando la deviazione supera la soglia prefissata.

La vera difficoltà non è tecnicamente scegliere l’ETF perfetto tra mille varianti: è avere disciplina, tempo nel mercato e una strategia coerente. Tenere la cosa semplice ti aiuta a evitare errori comportamentali, a ridurre costi e a mantenere il focus su ciò che conta davvero: l’orizzonte temporale e la regolarità negli investimenti.

Conclusione: le mosse concrete da fare oggi

Riassumendo: ecco la lista delle azioni pratiche da compiere subito, in ordine:

  1. Definisci obiettivi e orizzonte temporale.

  2. Decidi un’asset allocation di base (usa la regola 100−età come riferimento se sei indeciso).

  3. Usa JustETF o il sito del provider per trovare ETF che replicano gli indici di interesse.

  4. Seleziona ETF con AUM elevati, TER bassi, preferibilmente accumulation e replica fisica.

  5. Apre il deposito titoli su un broker e imposta un piano di accumulo se possibile.

  6. Ribilancia periodicamente e mantieni la disciplina nel tempo.

Se fai queste cose eviterai la maggior parte degli errori che fanno perdere soldi agli investitori medi. Non è sexy come promesse di arricchimento rapido, ma funziona. Il resto è rumore: cronache economiche, consigli di venditori di prodotti costosi e il desiderio umano di trovare la scorciatoia. Ignora tutto questo e concentra il tuo tempo dove conta davvero: definire una strategia semplice, scegliere ETF efficienti e investire presto e con costanza.

Un ultimo consiglio pratico

Quando inizi, investi qualche ora per definire l’asset allocation e scegliere gli ETF. È un investimento di tempo che ti ripagherà per anni. Poi automatizza: piano di accumulo, riduci le revisioni inutili e rimani focalizzato sugli obiettivi a lungo termine. Se vuoi, nel prossimo episodio ti spiegherò come scegliere il broker giusto e ti darò alcune alternative se desideri un supporto di consulenza veramente professionale (non i soliti venditori di prodotti costosi).

Se questo articolo ti è stato utile, mettiti comodo e inizia a mettere in pratica le regole. Seguimi sul podcast per altri contenuti pratici e condividi con chi pensi possa beneficiarne. La finanza personale è una maratona: comincia oggi, investi con metodo e lascia che il tempo lavori per te.

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