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La Criptofollia di Donald Trump

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Il 23 gennaio 2025, ad appena tre giorni dalla cerimonia inaugurale a Capitol Hill, il neo-insediato presidente degli Stati Uniti ha firmato un ordine esecutivo volto a «rafforzare la leadership americana nel settore delle tecnologie finanziarie digitali». Questo provvedimento, che mira a trasformare gli USA nel centro globale delle criptovalute, risponde a una promessa elettorale fatta da Donald Trump e segna un netto cambiamento rispetto alle precedenti posizioni dell'amministrazione americana.

Le criptovalute secondo la visione del presidente

Nella premessa dell’ordine esecutivo emerge con chiarezza l’importanza strategica assegnata ai criptoasset, definiti come fondamentali per l’innovazione tecnologica, lo sviluppo economico nazionale e la stessa egemonia internazionale degli Stati Uniti. La visione espressa nel documento riflette una completa inversione rispetto al passato: nel 2021, infatti, Trump definì pubblicamente il Bitcoin una «truffa» e un rischio potenziale per il dollaro. Questa nuova linea politica deriva dall’influenza crescente di esponenti giovani e ultraliberisti all’interno del partito repubblicano, tra cui il vicepresidente J.D. Vance, ed è legata anche a motivazioni politiche, vista la popolarità crescente delle criptovalute tra le nuove generazioni di elettori.

Dietro la visione di Trump, emerge una concezione economica che richiama l'ideologia ultraliberista e la "denazionalizzazione della moneta", una teoria avanzata dall'economista Friedrich Von Hayek nel 1974. Tale proposta consiste nel sottrarre alle banche centrali il monopolio della gestione monetaria per affidarla interamente al libero mercato. Se da un lato ciò promuove l’idea di libertà economica, dall'altro apre la porta a seri rischi per la stabilità finanziaria, esponendo il sistema monetario alla volatilità e ai potenziali conflitti di interesse dei grandi operatori privati, soprattutto le multinazionali della tecnologia.

Gli obiettivi principali dell’ordine esecutivo

Il presidente Trump ha stabilito la creazione di un comitato speciale guidato personalmente e dal "cripto zar" David Sacks, incaricato di elaborare una normativa completa entro 180 giorni. Questo gruppo comprende esponenti dei principali ministeri e agenzie statunitensi, inclusi rappresentanti dei settori della sicurezza nazionale e della finanza. Tra gli obiettivi dichiarati figurano la liberalizzazione delle attività legate ai criptoasset, la promozione della tecnologia blockchain, il sostegno agli stablecoin ancorati al dollaro e il divieto di emissione di una valuta digitale da parte della Federal Reserve. Inoltre, l'ordine esecutivo intende assicurare ai cittadini americani e alle imprese l'accesso facilitato ai servizi finanziari e proteggere la sovranità monetaria del Paese dalla potenziale intrusione di criptovalute emesse da banche centrali straniere.

L'esempio internazionale: il caso El Salvador

Gli Stati Uniti sembrano voler seguire l'esempio di El Salvador, paese che nel 2021 aveva introdotto il Bitcoin come valuta legale e offerto agevolazioni ai cittadini stranieri disposti a investire in criptovalute. Tuttavia, l’esperimento salvadoregno ha mostrato limiti significativi, tra cui instabilità monetaria, disordine economico e difficoltà per i cittadini nel gestire la volatilità delle criptovalute. Tali criticità dovrebbero costituire una preziosa lezione per gli Stati Uniti, evitando errori che potrebbero avere conseguenze negative ben più gravi per l’economia globale.

Le contraddizioni del Bitcoin come riserva strategica

Nonostante il Bitcoin sia frequentemente paragonato all’oro per la sua scarsità (il limite massimo di emissione è fissato a 21 milioni di unità), manca tuttora della componente essenziale di utilità reale e diffusa che caratterizza l’oro. Infatti, mentre oltre il 50% della domanda mondiale di oro ha scopi industriali e pratici, la domanda di Bitcoin resta in gran parte speculativa e basata su aspettative di crescita del valore piuttosto che su applicazioni concrete. Questo aspetto indebolisce significativamente la sua affidabilità come riserva strategica.

Rischi legati agli stablecoin

L’ordine esecutivo punta fortemente sugli stablecoin, criptovalute con valore ancorato a una valuta reale, come il dollaro. Nonostante la diffusione crescente, molti analisti continuano a esprimere preoccupazione per la scarsa trasparenza delle riserve che sostengono stablecoin come Tether (USDT), la cui capitalizzazione supera i 140 miliardi di dollari. La mancanza di controlli rigorosi e pubblici rende questi asset potenzialmente instabili e soggetti a crisi di fiducia che potrebbero destabilizzare il mercato finanziario globale.

Conflitti di interesse, implicazioni politiche e criticità

L'implementazione di politiche favorevoli alle criptovalute da parte della seconda amministrazione Trump non è immune da conflitti di interesse. Numerosi esponenti chiave, tra cui David Sacks e Paul Atkins, hanno interessi diretti nel settore. Lo stesso presidente ha lanciato una criptovaluta, il token $Trump, considerato da molti come un espediente di marketing politico più che una vera innovazione finanziaria. Questa situazione crea inevitabili sospetti circa l’imparzialità delle future decisioni normative e rischia di favorire interessi privati a discapito del benessere economico collettivo.

Le decisioni statunitensi influenzano inevitabilmente le politiche monetarie globali. Organismi internazionali come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale potrebbero essere costretti a riconsiderare il proprio ruolo e le proprie strategie di stabilizzazione finanziaria internazionale. Un'eventuale proliferazione globale di stablecoin e criptovalute private potrebbe indebolire le istituzioni multilaterali, riducendo la loro capacità di coordinare politiche efficaci.

Un altro elemento di criticità riguarda il considerevole impatto ambientale delle criptovalute, in particolare del mining del Bitcoin, che consuma grandi quantità di energia. Senza adeguate misure di mitigazione o l'adozione di tecnologie più sostenibili, l’espansione delle criptovalute potrebbe compromettere gli obiettivi globali in materia di lotta ai cambiamenti climatici.

Conclusioni e prospettive future

L’ordine esecutivo firmato da Trump apre scenari complessi e potenzialmente problematici. La scelta di affidare al mercato privato la gestione del sistema monetario potrebbe indebolire la capacità degli Stati Uniti di fronteggiare future crisi economiche e finanziarie. È essenziale avviare un dibattito approfondito, coinvolgendo tutte le parti interessate, per bilanciare l’innovazione tecnologica con la stabilità finanziaria e la sostenibilità ambientale, evitando che il sistema monetario globale diventi vulnerabile alle speculazioni e agli interessi particolari di pochi grandi operatori privati.

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