
Se vogliamo tutelare davvero la democrazia e i valori civili e sociali in Europa e in Italia, è indispensabile iniziare a dire la verità ai cittadini. Negli ultimi venticinque anni, il consenso politico è stato spesso costruito sulla base di promesse irrealistiche: più servizi pubblici, meno tasse, benefici generalizzati senza coperture sostenibili.
In Italia, questo approccio ha prodotto tre effetti gravi e convergenti.
1. Un debito pubblico fuori controllo
Il primo è l’esplosione dei debiti pubblici. A livello globale, nel 2024 il debito ha superato i 100.000 miliardi di dollari, quasi l’equivalente del PIL mondiale. L’Italia si colloca tra i peggiori esempi, con un rapporto debito/PIL vicino al 135%, e margini di correzione sempre più ridotti. La crescita economica stagnante, l’assenza di riforme strutturali e l’inefficienza amministrativa aggravano ulteriormente la situazione.
2. L’illusione del diritto senza dovere
Il secondo effetto è culturale: una crescente disconnessione tra diritti e doveri. Per anni, il messaggio politico dominante è stato che fosse possibile ricevere tutto senza contribuire. Il risultato? Una società in cui molti cittadini ritengono legittimo ottenere servizi pubblici gratuiti (o fortemente scontati) indipendentemente dalla propria contribuzione fiscale. Questo ha generato una distorsione pericolosa.
Per compensare la mancata copertura, si è fatto ricorso a misure tampone: bonus a pioggia, contributi figurativi, sussidi generalizzati (come l’assegno unico familiare). Ma tutto ciò ha un costo che ricade su una minoranza di contribuenti o viene spostato sul debito pubblico.
Le conseguenze si toccano con mano: servizi sanitari sotto pressione, scuola pubblica impoverita, infrastrutture in declino. Il cittadino medio si sente insoddisfatto e, per placarne il malcontento, si moltiplicano sussidi e scorciatoie fiscali.
3. Instabilità politica e ritorno degli estremismi
La terza conseguenza è politica. Quando si alimentano illusioni collettive per anni, prima o poi arriva il conto. L’instabilità politica cresce, i partiti tradizionali perdono credibilità, emergono movimenti estremisti, populisti e antieuropei. L'Italia non è un'eccezione.
Verità scomode sul nostro sistema economico
Nel nostro Paese, da oltre vent’anni la crescita è debole, con il PIL reale che arranca anche in periodi di congiuntura favorevole. La pandemia ha offerto una ripresa temporanea, ma strutturalmente l’economia italiana resta fragile.
Ecco alcune verità scomode che andrebbero dette con chiarezza.
Chi paga davvero?
Oggi, il 60% degli italiani non paga imposte significative. Un altro 24% versa il minimo indispensabile per coprire i servizi di base. Ciò significa che solo il 17% dei cittadini contribuisce realmente alla sostenibilità del sistema, dichiarando redditi superiori ai 35.000 euro lordi l’anno.
Per garantire la sola sanità pubblica a chi non contribuisce servono oltre 60 miliardi di euro ogni anno, mentre per la scuola pubblica ne servono altri 66 miliardi. A questi si aggiungono oltre 80 miliardi di euro per assistenza e welfare redistributivo. Il carico fiscale si concentra così su una minoranza sempre più insofferente e penalizzata.
Il paradosso del lavoro
L’Italia lamenta un crollo demografico, ma su 38 milioni di persone in età lavorativa, solo 24 milioni lavorano regolarmente. Il tasso di occupazione è tra i più bassi d’Europa, soprattutto per donne, giovani e over 55. Se non fosse per il contributo degli stranieri, interi settori – turismo, agricoltura, logistica, manutenzioni – sarebbero paralizzati.
Eppure, nonostante le difficoltà del mercato del lavoro, l’evasione fiscale e l’elusione contributiva restano altissime. L’Italia è ai primi posti in Europa anche per presenza di criminalità organizzata. E mentre si discute di sicurezza e giustizia sociale, manca perfino una stima credibile del numero di soggetti coinvolti nelle cinque mafie operative sul territorio.
Difesa e sicurezza: un altro tabù
Un’altra realtà ignorata riguarda la capacità difensiva nazionale. In caso di attacco, tra mezzi insufficienti e carenza di personale e munizioni, la resistenza italiana si misurerebbe in giorni, non settimane. Eppure, pochi parlano apertamente della necessità di investire in difesa come strumento di stabilità democratica e tutela dei nostri interessi.
Il sistema attuale premia chi contribuisce meno
Un sistema in cui più dichiari e più sei penalizzato, mentre chi contribuisce meno ottiene più servizi, è insostenibile. Il messaggio che passa è diseducativo: conviene non lavorare in regola, o comunque dichiarare il meno possibile. Questo mina alla base il patto sociale.
Nel 2008 l’Italia spendeva 73 miliardi per le misure contro la povertà. Oggi la spesa ha superato i 165 miliardi, ma i risultati sono deludenti: gli indigenti assoluti sono passati da 2,1 milioni a 5,8 milioni, mentre i poveri relativi sono aumentati da 5,6 a 8,7 milioni.
Contemporaneamente, crescono i consumi voluttuari: 159 miliardi di euro spesi ogni anno in gioco d’azzardo, un valore superiore alla spesa sanitaria. Boom anche per smartphone, piattaforme streaming, dispositivi digitali, con l’Italia ai vertici europei per consumo di tecnologia.
Conclusione: serve coraggio politico e onestà intellettuale
Il primo partito che avrà il coraggio di dire la verità agli italiani, spiegando con trasparenza le conseguenze delle scelte collettive, potrebbe davvero cambiare il destino del Paese. Ma occorre abbandonare la retorica del “tutto è un diritto” e costruire una nuova narrazione fondata su responsabilità individuale, merito, partecipazione e sostenibilità.
Solo così potremo evitare che a svegliarci dal sogno sia il default finanziario.
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